Chiara Ferragni, l’inchiesta sul pandoro e uova di pasqua: la difesa punta su una memoria di 200 pagine per smontare le accuse.
Chiara Ferragni è al centro di un’indagine per truffa aggravata legata alla vendita di pandori e uova di Pasqua promossi come iniziative benefiche.
La sua difesa si concentra su una memoria difensiva di oltre 200 pagine, con l’obiettivo di smontare le accuse mosse dalla Procura di Milano.
La linea difensiva di Chiara Ferragni
La difesa di Chiara Ferragni, come riportato da Leggo, si concentra sull’idea che l’iniziativa benefica sia stata fraintesa e che le accuse di truffa non abbiano una solida base giuridica.
L’avvocato dell’influencer ha dichiarato che si cercherà di “tenere un confronto aperto” con i pubblici ministeri per spiegare che non si è trattato di un’inganno, ma piuttosto di un errore comunicativo.
Il team legale dell’imprenditrice digitale ha respinto l’ipotesi di un patteggiamento e ha scelto di depositare una memoria articolata per rispondere punto per punto alle contestazioni.
L’obiettivo è quello di ottenere l’archiviazione del caso, evidenziando come i fatti contestati non presentino rilevanza penale. Un confronto diretto tra l’imprenditrice e i magistrati sembra essere sempre più vicino.
La stessa influencer, attualmente impegnata in eventi pubblici e promozionali, ha dichiarato di essere “sollevata” dall’avanzare dell’indagine, vedendo in esso un’opportunità per raccontare la sua versione dei fatti.
L’accusa e il coinvolgimento delle aziende
L’inchiesta, che vede indagati anche Fabio Damato (ex braccio destro della Ferragni), Alessandra Balocco (amministratore delegato della casa dolciaria Balocco) e Francesco Cannillo (presidente di Cerealitalia, titolare del marchio Dolci Preziosi), è nata in seguito a numerose segnalazioni di consumatori e a una multa inflitta dall’Antitrust alle società Tbs Crew e Fenice.
La Procura di Milano, guidata dai pm Cristian Barilli ed Eugenio Fusco, ha formulato l’accusa secondo cui le informazioni “fuorvianti” avrebbero indotto i consumatori a spendere cifre maggiori, con un danno economico diretto.
Per la sola l’influencer, l’ingiusto profitto ammonterebbe a oltre 2,2 milioni di euro, somma che includerebbe sia il cachet percepito dall’influencer per l’utilizzo della sua immagine ma anche il ritorno mediatico dell’iniziativa.
Anche le aziende coinvolte avrebbero registrato notevoli incassi, con oltre 362.000 pandori venduti dalla Balocco e un fatturato di oltre 13 milioni di euro per Cerealitalia.